Giovani, sostenibilità e apprendimento. Disponibile il video dell'evento

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Generare cultura e sostenere la formazione dei giovani. È stato questo il tema al centro del webinar “Giovani, Sostenibilità e Apprendimento” promosso da ASFOR - APAFORM e Accademia di Comunicazione nell’ambito del Festival dello Sviluppo Sostenibile di AsviS, che si è svolto martedì 12 ottobre con la partecipazione di SDA Bocconi, Eumetra Ricerche, IIT e la Pontificia Università Salesiana.

In tutti gli interventi è emersa la necessità urgente di formare i giovani, aiutarli a studiare e quindi a crescere come esseri pensanti e progettuali, se davvero si vuole attuare quello sviluppo sostenibile che, al momento, si delinea su tematiche più o meno note tra i giovani, conosciute per lo più attraverso l’esperienza legata al quotidiano e al background formativo. Questo è il dato di sintesi della Ricerca ASFOR Sustainability 2020 presentata da Maria Errico e Angelica Orfino, rispettivamente Data Analyst e Junior Accreditation Manager, Rankings and Accreditation SDA Bocconi, e introdotta da Manuela Brusoni, Presidente Commissione di Accreditamento ASFOR e Associate Professor of Practice di Government, Health and Not for Profit SDA Bocconi School of Management.

Come sottolineato in apertura dal Segretario Generale di ASFOR Mauro Meda, oggi più che mai la formazione manageriale è uno strumento indispensabile per affrontare le sfide dello sviluppo sostenibile: il contributo che i giovani sapranno dare all’interno delle imprese sarà fondamentale per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU.

Ancora lo scenario sociale non è chiaro -aggiunge Remo Lucchi, Presidente Advisory board Eumetra MR- e capirlo ci aiuta a individuare cosa fare per la sostenibilità. Il denaro e il potere hanno fino ad ora governato il mondo, in un’ottica individualista ed elitaria, senza alcun investimento per l’istruzione. Il codice evolutivo è invece quello della cultura, perché quanto più si è colti tanto più l’attenzione dall’io si sposta verso l’altro, in una dimensione relazionale che è alla base dell’obiettivo di vivere felice dell’individuo, come sostiene proprio l’Agenda 2030.

È questa la consapevolezza da diffondere. I giovani però non conoscono l’Agenda per lo Sviluppo Sostenibile, afferma la Giornalista Paola Springhetti, riportando gli esiti della ricerca “Pensare il futuro. I 17 obiettivi dell’Agenda 2030 visti dai giovani e raccontati dai giornalisti”.
I ragazzi si informano sui social e in generale sul web, ma con scarsa fiducia nelle fonti, ritengono che i media non ne parlino abbastanza e, preoccupati per il loro futuro, quello lavorativo soprattutto, conoscono soltanto alcuni dei temi promossi dall’Agenda: istruzione di qualità, sviluppo e benessere, parità di genere. Il dato è confermato dalla percezione della Stampa secondo la quale si dà spazio ai temi, ma non si parla abbastanza dell’Agenda 2030 come strumento invece fondamentale per far capire che ci sono degli obiettivi da raggiungere e che questi sono misurabili.

Poca informazione, quindi, tanta confusione. Una certezza? È quella che stiamo perdendo tempo. A sostenerlo è Fabio Pasqualetti, Decano della Facoltà di Comunicazione della Pontificia Università Salesiana, aggiungendo che lo sviluppo, così come è pensato in Occidente, non è sostenibile ma predatorio. Per lungo tempo abbiamo guardato, abbiamo allevato i giovani sulla base di stili consumisti. Oggi loro sono degli OCM, organismi culturalmente modificati, ed è a maggior ragione necessaria una rieducazione alla sostenibilità, in una visione prospettica storica che tenga conto delle interconnessioni tra gli avvenimenti nelle diverse culture. Perché per educare bisogna in primo luogo capire. Ma soprattutto c’è l’esigenza di cambiare posizione per educare a un cambiamento di visione.

La stessa Intelligenza Artificiale che, come sostiene Marco Monga, Direttore Capitale Umano e Organizzazione Istituto Italiano di Tecnologia, sta influenzando la cultura nella sua dimensione di “sesto senso” ed ha un ruolo assolutamente positivo nei processi di apprendimento, nell’ottica di Pasqualetti dovrà essere usata in maniera creativa, altrimenti finirà al servizio dei soliti poteri.

Da qui, anche la necessità di lasciare ampio spazio al capitale creativo nella formazione e nella cultura, incentivandolo in un sistema democratico di formazione e di costruzione della cultura, in una logica che educhi i ragazzi all’interezza ammettendo anche gli errori. Lo sostiene, nel suo intervento “Capitale Creativo tra Cura e Cultura”, Simonetta Blasi -Docente, Membro Commissione Aggiornamento e Specializzazione FERPI, AI Open Mind team.

Una necessità appoggiata anche dall’intervento di Viola Capotosti, designer e ideatrice di “Professione Unicorni”, il progetto di orientamento alla creatività e allo sviluppo della capacità di pensare, che ha l’obiettivo di stimolare i giovani, partendo dai problemi concreti, a cercare soluzioni innovative e d’impatto non soltanto estetico, viaggiando sulle direttrici del mind design, dello sviluppo sostenibile e della comunicazione consapevole.

Bisogna quindi fermare lo stigma della cultura del fallimento e dare fiducia ai nostri giovani, aggiunge il Presidente APAFORM Elio Borgonovi, bisogna creare futuri e fornire un chiaro orientamento, a tutti, giovani e meno giovani.

Ma chi ha paura del futuro? Chi non ha futuro, interviene Michelangelo Tagiaferri -fondatore di Accademia di Comunicazione. Il futuro si è già realizzato -continua- d’ora in avanti siamo di fronte ai futuri possibili. Gli stessi che Borgonovi ritiene sia necessario creare per la sostenibilità, dando senso e significato a tutto quello che facciamo.
Certo, ci vuole coraggio. Ma è possibile se sosteniamo e costruiamo cultura, mossi dalla consapevolezza che la cultura è la variabile funzionale dell’evoluzione.